La
notizia delle ingessature ai pazienti, stabilizzate con cartone, dell’Ospedale
di Reggio Calabria rappresenta l’infelice e drammatico coronamento di un
sistema sanitario fallimentare ed il cui commissariamento non ha certo mitigato
bensì peggiorato.
Purtroppo
a farne le spese sono sempre e solo i pazienti che subiscono le dinamiche di
questo settore sempre legate all’affarismo politico, all’arroganza, spesso, di
direttori generali, che sono sempre più manager di loro stessi e che con il
loro linguaggio ciarliero sfoggiano numeri e cifre che non trovano riscontro
oggettivo nella realtà della reale situazione all’interno degli ospedali e, con
fare demagogico, rimandano a futuri miglioramenti.
In
occasione di un’altra vicenda vergognosa verificatasi in Calabria, precisamente
nell’ospedale di Vibo Valentia circa due settimane fa, dove su un’anziana
ultranovantenne si ritardava una operazione per la frattura del femore causa
mancanza di anestesista, avevo chiesto la venuta urgente del ministro della
sanità Grillo, per tastare con proprie mani e vedere coi suoi occhi, le
condizioni dei nostri ospedali, dei reparti, i disagi degli ammalati e le
difficoltà di medici ed infermieri, già in stato carente di personale nei
reparti di Pronto Soccorso, con attese per i bisognosi, che si protraggono
anche per sette-otto ore.
A fronte di questa richiesta è giunto invece
il sottosegretario alla Sanità, Fugatti, il quale ha fatto visita a
qualche ospedale calabrese e clinica privata del territorio, dico troppo poco
ancora per una regione come la Calabria che paga lo scotto più forte di
politiche clientelari nella stessa Sanità con situazioni e uomini legati a
doppio filo al mondo della politica, dove spesso si sacrificano eccellenze e
medici davvero bravi che sono costretti armi e bagagli ad abbandonare le corsie
dei nostri ospedali per recarsi altrove a svolgere la propria professione.
In
Calabria la politica ha fallito: nel 2007 una Giunta regionale di
centrosinistra con un maxiemendamento notturno ne cambiò l’assetto
sanitario-organizzativo spazzando via la vecchia ripartizione territoriale
delle ASL (ancora vigente anche nelle regioni del nord) e rimpiazzandola con le
ASP (Aziende sanitarie provinciali).
Al mattino seguente ci spiegarono, per bocca
dell’allora assessore Lo Moro, che il vecchio sistema aveva portato debito ed
andava sburocratizzato e snellito, poi invece ci ritrovammo con un commissariamento
ed un disavanzano di cui oggi i numeri precisi non si conoscono ancora e tutti
i tavoli di discussione in materia, dal Massici all’odierno Adduce, non ne sono
venuti a capo.
Noi
di Azione Identitaria chiediamo al Governo Nazionale di rivedere tutto il sistema
sanitario in Calabria, la fine del commissariamento è salutare ma non basta, in
quanto proprio da Roma devono rivedere i criteri di ripartizione del fondo
sanitario nazionale destinato alle regioni, che per anni è stato attuato in
maniera non omogenea tra nord e sud e con criteri che hanno fatto perdere alla
Calabria diversi milioni di euro.
E’
fondamentale iniziare da questo perché, con le logiche del taglio e dei Piani
di Rientro del debito, ci ritroviamo una sanità scadente che, dal momento che
non è un prodotto commerciale che possiamo cambiare a nostro gusto, si
ripercuote in maniera seria sull’utenza, tanti sono gli ammalati che meritano
rispetto ed attenzione da parte di chi ci governa.
Igor Colombo
Coordinatore regionale
AZIONE IDENTITARIA CALABRIA
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