giovedì 13 luglio 2017

Il razzismo ignorato dai razzisti per antonomasia e dai pennivendoli della disinformazione.

E' davvero incredibile, buffa ed inutile la polemica mediatica sollevata intorno ad una frase dell'On. Corsaro riguardo allo stile prettamente estetico del suo collega Fiano, volto più sotto l'aspetto puramente goliardico piuttosto che su quello razziale-religioso, come gli operatori di una certa informazione hanno voluto far credere fornendo allo stesso deputato Fiano un assist per rivendicare una sorta di coraggio astratto che non serve per difendere il suo carattere antropologico bensì ad auspicare una legge anacronistica dettata da una ragione di fondo a dir poco risibile: il folklore commerciale di un operatore turistico che ha solo il merito di avere avuto un'idea forse originale ma che col confronto storico non ha alcun addentellato e non ne vale neppure la pena parlare. 
L'aspetto però più indicativo riguarda la sostanziosa patina ed etichetta di razzismo che ne è scaturita sostanzialmente fuori luogo e solo fedele ad una personale ed ideologica ricostruzione di pensiero di alcuni giornalisti.
Se vogliamo seriamente parlare di razzismo diamo il merito e l'onore a chi questa difesa estrema l'ha sempre avuta nel corso di milleni e cioè proprio lo stesso popolo ebraico, cosa rimarcata a menadito nel loro riferimento religioso-formativo, la Torah.
Che gli italiani, e specie molti che dovrebbero svolgere il mestiere di informare, abbiano un pessimo rapporto con la storia è un fatto ormai acclarato da tutti, ma che gli stessi ed anche tutti gli ebrei per razza e religione si dimenticano di rivendicare ciò che a loro appartiene da secoli, lo trovo un peccato imperdonabile.
E' vero che i germi della loro arte finanziaria vadano ricercati presso gli antichi babilonesi ma è altrettanto vero che la loro condizione di razza superiore è stata sempre da loro manifestata, creduta e portata avanti orgogliosamente. 
Bene informare ai più, ed allo stesso Fiano, che i suoi antenati, come fattore di destino significativo, imponevano anche tra la loro stessa etnia differenze sostanziali di ceto e di sangue, divulgati, apprezzati ed anche ironizzati dagli stessi ebrei tedeschi, spagnoli e portoghesi. 
Cosa penserà Fiano, e tutti i giornalisti accorsi in massa, che se un ebreo sefardita in Inghilterra o Olanda avesse sposato una ebrea tedesca questi sarebbe stato considerato contaminato ed allo stesso tempo espulso dalla comunità e non avrebbe neppure trovato posto nel loro cimitero?

La volontà ad elevarsi è stata sempre congenita in questo popolo, come quando ad Amburgo nel 1700 gli ebrei sefarditi istituirono un organismo di sorveglianza con l'obiettivo di impedire ad altre razze di partecipare alla vita commerciale ed agli affari nei conseguenti traffici economici. 
Il fatto che sia stata appositamente attribuita tanta importanza ad una frase dal solo aspetto politico-sintomatico dovrebbe far riflettere di come da una parte si sia attenti ad influenzare l'opinione pubblica ma dall'altra ci si guardi bene dal toccare i connotati essenziali dell'identità ebraica e della sua storia, che non inizia certo con la seconda guerra mondiale ma affonda le radici in secoli lontani che si sono sviluppati in tratti di psiche collettiva generando un prodotto di selezione sociale da loro stessi fortemente voluto.

Forse tra mille anni, chissà, si potrà discutere di questioni antropologiche ed etniche riconoscendo serenamente ed onestamente chi di razze ha cominciato seriamente a parlare nutrendosi di antagonismo, endogamia e superiorità non solo etnica ma anche religiosa.

Igor Colombo - coordinatore Azione Identitaria Calabria

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