I militanti di Azione Identitaria hanno affisso al
cancello d’ingresso del Comune di Lamezia Terme, in via Perugini, un manifesto
raffigurante tre sindaci della città, Doris Lo Moro, Gianni Speranza e quello
attuale, Paolo Mascaro, con la scritta, ai primi due, “Colpevole”, ed
all’ultimo “Arreso” il tutto corredato con uno striscione che recita:
“Promesse e Bla bla bla, Scordovillo la
vergogna di questa città”.
L’ultimo incendio che la
comunità rom ha appiccato all’interno del campo, sabato scorso, e che ha
destato rabbia in tutta la città non è altro che l’evento parossistico di
questa piaga e di questa vergogna che insiste a Lamezia Terme da ormai 35 anni e che è stata favorita da
tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni con enormi
responsabilità di quelle di sinistra nel loro ventennio rosso, nel corso del
quale il campo di Scordovillo è cresciuto di residenti con gli arrivi di altri
rom provenienti da altre zone della Calabria, sensibili al richiamo delle
sirene di amministrazioni comunali che, incredibilmente superandosi in questo,
hanno considerato i residenti del più grande campo del mezzogiorno sia come rom
e sia, ovviamente come loro status giuridico riconosciuto, italiani,
privilegiandoli pertanto nell’assegnazione di benefit di ogni tipo sancendo, in
tal modo, per essi una corsia preferenziale a discapito di tutti i lametini per
Ius Sanguinis.
L’attuale sindaco, eletto con
sue liste civiche e con l’appoggio dei partiti di centrodestra, Paolo Mascaro
ha più volte promesso in campagna elettorale ed anche nei giorni successivi al
suo insediamento in via Perugini che il campo rom sarebbe stato smantellato
entro un anno (nonostante una ordinanza di sgombero della Procura datata 2011),
ma a due anni e mezzo quasi del suo mandato, e dopo gli ennesimi fumi tossici
alzanti in cielo da Scordovillo, ha
dichiarato di non avere la minima possibilità ed idea di
realizzare quanto promesso alla città, arrendendosi e chiedendo l’aiuto dello
Stato.
Noi di Azione Identitaria non abbiamo mai creduto alle promesse di nessun
politico perché sappiamo benissimo il ghiotto bacino di voti che quel campo ha
sempre portato sia ai candidati sindaci che a molti candidati consiglieri
comunali e, pertanto, il persistere dello “Status
quo” è stato sempre sinonimo di garanzia di preferenze elettorali.
La piaga di Scordovillo in
tutti questi anni di immobilismo e di fallite politiche di integrazione ha
anche creato altri due pericolosi ed invivibili ghetti in città: “Ciampa
di cavallo” e San Pietro lametino, zone in cui i
residenti di etnia rom esercitano ogni tipo di vessazione su quelli autoctoni
senza che nessun amministratore se ne sia mai seriamente preoccupato.
Una vergogna a cui la politica
e tutte le istituzioni assistono inermi mentre nella zona franca di Scordovillo i rom continuano a tenere sotto scacco
un’intera città.
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