Etnocidio è
la giusta definizione della politica immigrazionista in atto.
Il genocidio di un popolo,
quello italiano, mascherato da false ed ipocrite politiche umanitarie, che si
sta concretizzando sotto i nostri occhi grazie a scelte scriteriate di sindaci
servitori di questo sistema corrotto e criminale che si avvale di guerre
(finanziarie e finanziate dallo stesso sistema mondialista) più o meno reali
per produrre “mercanzia umana” destinata a sostituire il popolo europeo ed
italiano in particolare.
Il modello “Riace” ,
tanto acclamato dai falsi buonisti quanto pericoloso per la sopravvivenza delle
nostre tradizioni e delle nostra storia, trova proseliti incantando nuovi
sindaci che, invece di operare nel bene delle loro comunità, hanno scelto di
mortificare il territorio di cui dovrebbero essere espressione depredandolo di
risorse ed usanze aborigene preferendo una lenta e sistematica sostituzione
etnica avallata da scelte politiche criminali
che ne incentivano la realizzazione.
I premi “umanitari” e le
prime pagine di giornali dedicati ai sindaci di Riace e di Lampedusa hanno
acceso l’ambizione del riconoscimento mediatico anche in altri sindaci tra i
quali quello di Sant’Alessio d’Aspromonte
(RC) che, avendo contato le poche anime del ridente borgo che rappresenta, ha
scelto la strada del business umano per moltiplicare l’elettorato e l’erario
comunale e, quindi, piuttosto che dedicarsi al rilancio economico del suo
territorio attraverso la valorizzazione dello stesso promuovendone storia,
tradizioni e, soprattutto, turismo agricolo e geografico (non sottovalutiamo la
potenzialità di tutti i borghi calabresi aspromontani che vantano una posizione
geoclimatica invidiabile) per richiamare i tanti figli calabresi costretti ad emigrare
per lavoro, in quanto vittime di disinteresse politico, ha scelto la strada del
“rimpiazzo” e non ha guardato il suo collega di Conflenti (CZ) che ha optato, invece, verso la rivalorizzazione del
proprio territorio.
Un “rimpiazzo” foraggiato
dalla UE tramite i progetti SPRAR e
che non richiede grossi sforzi mentali poiché necessita solo di pedissequo
asservimento al programma di sostituzione etnica e che lui, il giovane sindaco Stefano Ioli Calabrò, consapevole della
sua incapacità a rilanciare con scelte identitarie il suo paese, ha colto al volo, infischiandosene del rispetto verso
la sua terra e le sue genti, lanciando in pompa magna ed iridata la sua
iniziativa.
Come movimento identitario e
rispettoso sia delle nostre radici storiche che di tutto cio’ che ci
contraddistingue come italiani non possiamo rimanere in silenzio ed inermi di
fronte a questi crimini contro l’umanità che vogliono annientarci in nome di un’accoglienza
coatta e pilotata che di nobile ha ben poco e, pertanto, ci dichiariamo da
subito pronti a lottare per bloccare l’etnocidio italico e lanciamo un appello
affinchè tutti i movimenti ed i partiti identitari si uniscano nella nostra
lotta per affermare il diritto divino di appartenenza ad una terra per ogni
popolo.
Bruno
Spatara
Reggente AZIONE IDENTITARIA CALABRIA
Nessun commento:
Posta un commento