Difficile
distinguere tra mala fede ed ignoranza quando a pronunciarsi su strumenti
finanziari creati dalle Banche quali sono gli SWAP è chi all’interno di una
istituzione dovrebbe rappresentare il popolo. Come Azione Identitaria lanciammo l’appello al Sindaco Mascaro di
rigettare il debito da derivati (SWAP, appunto) che grava sull’amministrazione
comunale e per tale motivo condanniamo l’auto-osannarsi dell’assessore Carnovale che in pompa magna annuncia
che la stessa amministrazione pagherà 2 invece dei 5 milioni di euro calcolati.
Vorremmo noi, e stavolta presuntuosamente,
dare qualche informazione a riguardo ai signori vassalli delle banche: la Corte
dei Conti ha chiesto a Morgan Stanley di pagare 2,9 miliardi di euro per
regolare una transazione “impropria” in derivati con il Tesoro. Il contratto in
derivati fu siglato da Mario Draghi quando era direttore generale del Tesoro e
si ritiene che esso servì ad abbellire i conti del Paese in vista dell’ingresso
nell’Euro. Il contratto fu chiuso unilateralmente da Morgan Stanley nel
dicembre 2011, allorché il Primo Ministro Mario Monti pagò 3,1 miliardi di euro
alla banca d’affari americana.
Gli
Interest Rate Swap possono anche
essere diversamente strutturati ed avere finalità meramente speculative, ove le
parti scommettono sul valore del tasso, in modo da trarre vantaggio economico
se il valore del tasso risulta corrispondere a quello ipotizzato.
La
Consob - con Comunicazione Consob n. DI/99013791 del 26 febbraio 1999 e con
Comunicazione Consob n. DEM/1026875 dell’11 aprile 2001 - ha individuato
tre fondamentali criteri che devono ricorrere affinchè il derivato possa essere
considerato avente finalità di copertura:
“In
particolare, le operazioni su strumenti finanziari derivati ordinate dal
cliente potranno essere considerate di copertura quando: a) siano
esplicitamente poste in essere al fine di ridurre la rischiosità di altre
posizioni detenute dal cliente; b) sia elevata la correlazione tra le
caratteristiche tecnico-finanziarie (scadenza, tasso d’interesse, tipologia
ecc.) dell’oggetto della copertura e dello strumento finanziario utilizzato a
tal fine; c) siano adottate procedure e misure di controllo interno idonee ad
assicurare che le condizioni di cui sopra ricorrano effettivamente”.
Bene
farebbe l’assessore a controllare la natura dei contratti sottoscritti e
tenersi aggiornato anche sui numerosi Comuni che si sono sottratti alla morsa
delle banche (vedi Monza, Camerino, ecc)
con l’annullamento in autotutela del contratto, esperibile in presenza di vizi
procedurali nella sottoscrizione dei derivati, come l’assenza, nel caso dei
Comuni, di una delibera da parte del consiglio comunale. Che è l’unico soggetto
titolato a deliberare su “spese che impegnino i bilanci successivi per gli
esercizi successivi”. Come hanno anche confermato diverse sentenze che hanno
sancito la rescissione degli impegni assunti dai Comuni.
Tenere
una città sotto la morsa dell’austerity, aumentando tasse inversamente
proporzionali ai servizi offerti e praticando tagli su iniziative promozionali,
che potrebbero e dovrebbero dare ossigeno all’economia cittadina (non da ultimo
il vergognoso declassamento della FIERAGRICOLA, che in passato
rappresentava un richiamo nazionale nel settore ed ora compete col piu’ infimo
dei mercatini rionali), dovrebbe essere motivo di vergogna e non di plauso per essere complici di un sistema che
pensa al potere finanziario delle banche (a Lamezia il padrone si chiama Barclays Bank PLC) dissanguando il proprio
popolo colpevole, a sua volta, di riporre la propria fiducia in camaleonti privi di morale e di senso di
responsabilità.
Bruno Spatara – reggente
regionale AZIONE IDENTITARIA CALABRIA
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